top of page
Clara Pazzaglia

Ariaferma: l’assurdità del carcere

Titolo: Ariaferma

Regia: Leonardo Di Costanzo
Lingua: Italiano
Durata: 117’
 

Il tema dell’isolamento in spazi ristretti è estremamente contemporaneo al giorno d’oggi, con la pandemia da Covid-19 e i conseguenti lockdown. Una situazione nuova per la maggior parte di noi, ma nulla fuori dall’ordinario per i detenuti carcerari, una categoria che viene spesso ignorata, se non addirittura dimentica da molti, ma che si merita di essere tratta come umana comunque.

Questa è la storia che Ariaferma di Di Costanzo vuole raccontare. A causa di un problema burocratico, la prigione di Mortana non può chiudere completamente i battenti. Infatti, dodici prigionieri non possono essere trasferiti presso altri istituti, e poche guardie vengono lasciate a sorvegliarli. I detenuti non sono contenti della situazione e cercando di guadagnare qualche libertà in più. Inizialmente protestano per la cattiva qualità del cibo, guidati dal detenuto Lagioia (Silvio Orlando), che assume il ruolo di capo ma che è anche considerato il detenuto più pericoloso di tutti. Lagioia riesce a convincere il capitano delle guardie, l’umano e concreto Gaetano (Toni Servillo), a fargli cucinare i pasti. I detenuti e gli ufficiali si uniscono nel perdersi cura di Fantaccini (Pietro Giuliano), un ragazzo giovane, messo dentro per un reato inizialmente di poco conto ma che si trasforma in qualcosa di molto serio. Infine, si riuniscono tutti nella meravigliosa scena della cena: un cortocircuito causato da una tempesta costringe carcerati e guardie a riunirsi nel cortile interno per poter mangiare tutti insieme.

In Ariaferma non succede materialmente niente, ma ciò che si sviluppa davvero sono i personaggi. Molte delle guardie trattano i detenuti solo come il crimine che hanno commesso, invece di capire che ciò che sta realmente dietro alle sbarre sono persone, che spesso hanno anche avuto vite difficili. Il film è stato girato per la maggior parte utilizzando un teleobiettivo, per poter enfatizzare le sfumature delle espressioni e dei gesti degli attori. Ciò che il regista vuole mostrarci è l’altro lato sia delle guardie che dei detenuti: sono tutti esseri umani dotati di un’anima. Questo è specialmente evidenziato nel personaggio di Gaetano, in cui Toni Servillo ci mostra il lato umano di tutto questo con semplici sguardi confortanti diretti ai detenuti.

È impossibile perdersi il vero scopo del film. Sembra davvero che non succeda nulla, ma è praticamente impossibile distrarsi dalle sue immagini. La caratterizzazione dei personaggi fatta da Di Costanzo compie un ottimo lavoro nel dipingere queste due categorie dimenticate, specialmente quella dei detenuti. Il regista è più interessato a farci vedere come questi istituti abbiano un serio impatto sui loro residenti, invece che dare allo spettatore la trama da thriller o da film di azione che si aspetterebbe da un film ambientato in una prigione. Lo scopo è di raccontarci cosa succede nelle menti di queste persone, poiché sono chiuse in spazi confinati dove non c’è molto da fare, mentre attendo un trasferimento che sembra non arrivare mai. Il tutto si somma in un film che tratta di una fetta di popolazione dimenticata dalla società, persone che sono davvero qualcosa in più di semplicemente il crimine che hanno commesso. Come ha detto Di Costanzo stesso: “Ariaferma non racconta le condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere.”

Post recenti

Mostra tutti

La poesia del fare film

Titolo: È stata la mano di Dio Regia: Paolo Sorrentino Lingua: Italiano Durata: 130' La poesia è sempre stata parte integrante del...

ความคิดเห็น


bottom of page