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Clara Pazzaglia

Il paradiso del pavone: un Dogma 95 all’italiana

Titolo: Il paradiso del pavone

Regia: Laura Bispuri
Lingua: Italiano
Durata: 87'
 

In “Festen” di Thomas Vinterberg seguiamo una tesa reunion di famiglia in occasione del compleanno del capostipite. Il primo film del movimento Dogma 95, con il loro voto di castità verso tutto ciò che di spettacolare poteva essere inserito nella produzione di un film. Un film sulla borghesia danese, dove tutti i segreti che mandavano avanti questa famiglia vengono scoperti e danno vita a scontri, litigi e abuso emotivo tra i parenti. L’utilizzo della macchina da presa serve per sottolineare la tensione tra i membri della famiglia, con camera a mano e riprese sul campo.

Ne Il paradiso del pavone di Laura Bispuri abbiamo una storia molto simile. La famiglia allargata si riunisce per celebrare il compleanno di Nena (Dominique Sanda) nella sua casa al mare. Nena vive qui con suo marito Umberto (Carlo Cerciello), la sua domestica Lucia (Maddalena Crippa), con cui ha in realtà una relazione di cui nessuno sa nulla, e la figlia di Lucia, Grazia (Ludovica Alvazzi Del Frate), che è diventata muta a causa di un evento non meglio specificato. Il figlio Vito (Leonardo Lidi), sua moglie Adelina (Alba Rohrwacher) e la loro figlia Alma (Carolina Michelangeli) arrivano per primi, e portano con loro il loro pavone domestico Paco. Vengono seguiti dalla figlia Caterina (Maya Sansa) con l’ex marito Manfredi (Fabrizio Ferracane), che le ha dato un passaggio ma che ha lasciato l’attuale fidanzata Joana (Tihana Lazovic) in macchina ad aspettarlo. Più tardi arriva anche la giovane cugina Isabella (Yle Vianello).

Questo si prospetta un film corale in cui non succede praticamente niente. All’inizio, abbiamo solo un sacco di tensione: vediamo chiaramente che a Nena non piace Adelina, la moglie del figlio, e che non fa assolutamente nulla per nasconderlo. Dopodiché, realizziamo che Manfredi è in realtà un pervertito, ma la regista non passa abbastanza tempo su questo aspetto del personaggio per farci capire che lo è, e ci lascia semplicemente con un forte senso di imbarazzo che ci perseguita in tutte le scene in cui questo personaggio è presente. L’intera famiglia sta sostanzialmente aspettando un pranzo che non arriverà mai. A questo punto siamo già a metà del film e ci stiamo domandando tutti: ma il pavone, che c’entra in tutto questo? Dopo aver rotto alcuni vasi in soggiorno, il pavone viene mandato da un’arrabbiata Nena in balcone, perché lei non vuole questo disordine in casa sua. In realtà, ci domandiamo tutti se è il pavone che Nena non vuole in casa sua, o se voglia che sia Adelina ad andarsene. Ad ogni modo, il pavone si innamora di una colomba che atterra sul balcone, e quando questa vola via, Paco cerca di seguirla ma finisce per spiaccicarsi sulla strada sotto la casa. Questa è l’unica cosa che succede per tutto il film. E mentre dovrebbe essere una cosa estremamente triste, viene in realtà percepita dal pubblico come comica, poiché finalmente succede qualcosa nella trama del film. È qui che tutti i segreti della famiglia cominciano a venire fuori, ma non ce n’è uno studio, dato che siamo, e sono, tutti troppo distratti dalla morte del pavone per dare peso alla relazione tra Nena e Lucia. Il film si risolve nell’unica frase pronunciata da Grazia, che dice che tutti noi avremmo potuto essere il pavone. Frase che non sembra avere davvero un senso all’interno del film, che viene dal nulla e che lascia il tempo che trova.

La direzione della fotografia ha lo scopo di sottolineare la tensione tra i personaggi, con l’utilizzo della camera a mano e inquadrature che dovrebbero mettere in luce le emozioni dei personaggi, ma che in realtà riescono solo a mettere totalmente a disagio lo spettatore. Inoltre, qualcosa dev’essere andato storto durante il processo di color correction, visto che è tutto troppo arancione, tanto che quando gli attori sorridono, i loro denti somigliano al colore del mango.

Il paradiso del pavone, in sostanza, è un Dogma 95 all’italiana, ma pure peggio.

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