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Clara Pazzaglia

Porto

Sono un marinaio senza casa.

Vado dove mi porta la corrente.

Non so leggere il cielo per farmi indicare la via.

Non vedo la mia stella polare.

Vago senza meta nell’oscurità,

Mi avvolge, mi abbraccia, non ho scampo.

Da lontano, una luce, intermittente, un faro: TERRA!

Un’onda ribalta la mia barca.

Quando riesco a rovesciarla,

Sono ormai di nuovo al largo.

Ho perso la mia ciurma.

Qualcuno è scappato spaventato dal viaggio che li aspettava,

Altri si sono perduti durante la tempesta.

La nebbia mi circonda.

L’albero delle mie vele è rotto, e i miei remi sono andati persi.

Sola, senza sapere dove sono, dove andare.

Un canto in lontananza.

Spero che le sirene mi portino con loro nell’abisso.

Guardo l’orizzonte, una flebile luce,

Un puntino lontano.

Mi tuffo e nuoto verso di essa.

Si fa sempre più nitida, è una barca, mi salverà!

Le onde mi riportano indietro,

L’acqua salata graffia i miei polmoni,

Bracciata dopo bracciata,

Sono stanca.

Mi lascio trascinare dalla corrente.

Delle braccia mi avvolgono,

La fredda aria della notte si gela sulla mia pelle.

Il legno bagnato spinge sulla mia schiena.

Calore, di un corpo che mi stringe.

Il vociare di un nuovo porto sicuro.


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