Titolo: Dune
Regia: Denis Villeneuve
Lingua: Inglese
Durata: 155'
Un po’ in ritardo, ma eccomi finalmente a recensire Dune (2021) di Denis Villeneuve. Non sono riuscita a vederne l’anteprima alla 78esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e ho dovuto aspettare come tutti che venisse rilasciato nei cinema. Non ero convinta che sarei andata a vederlo. Ho sentito così tante opinioni discordanti che non ero sicura di volerci spendere i soldi del biglietto, magari avrei potuto aspettare che uscisse su una qualche piattaforma di streaming, ma alla fine mi sono convinta che avrei deciso io se chiedere un rimborso al botteghino oppure no.
È difficile scrivere un breve riassunto della trama di questo film. Seguiamo Paul Atreides (Timothée Chalamet), un ragazzino predestinato che non sa quale sarà il suo fato, mentre deve viaggiare verso il pianeta più pericoloso dell’universo per proteggere il futuro della sua famiglia e del suo popolo. Questo nuovo pianeta contiene la risorsa più importante di tutto l’universo, la Spezia, ed è così che conflitti di tutti i tipi esplodono per impedire a Paul di raggiungere il suo obbiettivo di salvare l’universo, ovviamente senza sapere che è questo ciò che deve fare.
Non si può dire nulla sulla produzione di Dune. Gli aspetti visivi ed estetici, la direzione della fotografia, lo script, i dialoghi, la musica, tutto è praticamente perfetto. Sappiamo benissimo che questo è il tentativo di Villeneuve di resuscitare l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro (o serie di libri) di Frank Herbert (1965) e di rendergli giustizia dopo il primo disastroso adattamento fatto da David Lynch. Possiamo chiaramente vedere che molti degli aspetti estetici del film, come di tutti i film fantasy e di fantascienza dell’era moderna, si ispirano molto a quella che sarebbe dovuta essere la versione del film di Jodorowsky, che non fu mai prodotta e appunto passata a Lynch (se non avete ancora visto il documentario “Jodorwsky’s Dune,” cosa state aspettando?), e ovviamente la versione del 2021 non fa eccezione.
La produzione si appoggia molto anche sul cast d’eccezione: accanto a Chalamet, l’attuale teen idol, troviamo Zendaya, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac (ma in quanti cavolo di film al Festival del Cinema di Venezia era questo tizio?), Josh Brolin, Stellan Skarsgard, Jason Momoa e moltissimi altri. E lo fa per una buona ragione, dato che il film è in realtà il primo di una saga (si spera), anche se la campagna marketing si è dimenticata di avvisarci. Quando i titoli di apertura mostrano quel “parte 1,” ci resta un gusto amaro in bocca, dato che non avevamo idea che il film sarebbe stato una lunga esposizione con un sacco di combattimenti ed esplosioni, e ovviamente un finale con un cliffhanger clamoroso. Con un tale cast, apparato visivo e prima parte, molti hanno cominciato a domandarsi se per caso Dune non posa essere la prossima saga Marvel, data la lunghezza del primo libro, dei successivi e delle altri parti di questo universo che sono state create. Personalmente, non sono mai stata appassionata dell’universo Marvel, e per me Dune potrebbe ricoprire quella posizione vacante.
Un problema rilevante che ho riscontrato nel film è che succedono talmente tante cose che sembra non sia successo nulla. È un political drama intricato stile “Il Trono di Spade,” con case, nomi complicati sia di persone che di posti, e un sacco di backstory. Il film è molto lungo ma sembra che non sia lungo abbastanza per trattare con esattezza tutti gli argomenti che dovrebbe toccare. Almeno rende il tutto molto digeribile, anche se alla fine ci sembra di sapere tutto solo in maniera superficiale.
Detto ciò, Dune è stata una visione piacevole. Decisamente un film da essere visto al cinema, dato che gli aspetti visivi ed estetici non renderebbero altrettanto se visti altrove. Ero alla ricerca di un bel film di questa portata, un colossal di fantascienza che potesse tenermi incollata allo schermo per due ore e mezza senza che sembrassero davvero così tante, e Dune era proprio ciò di cui avevo bisogno.
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