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Clara Pazzaglia

Quando soccorritore e carnefice coincidono

Titolo: Life of Crime 1984-2020

Regia: Jon Alpert
Lingua: Inglese
Durata: 121'
 

Gli Stati Uniti hanno dato il via a numerose guerre oltreoceano, ma statisticamente quella più letale è stata quella combattuta sul loro stesso territorio: la guerra alle droghe. Una guerra in cui le vittime sono coloro che sono stati lasciati soli da loro stesso governo e che sono indifesi a combattere la malattia che li ha colpiti. Life of crime 1984-2020 è un documentario crudo che non lascia via d’uscita allo spettatore, che è obbligato ad analizzare il tipo di società in cui viviamo.

Il documentario di Alpert segue tre criminali e tossicodipendenti di Newark, nel New Jersey: Rob, Freddie e Deliris. Li vediamo iniziare con furti e finire con la dipendenza da cocaina ed eroina nella periferia della città più grande del New Jersey. Li guardiamo entrare ed uscire di prigione, combattere la loro dipendenza, riuscire a ripulirsi per poi ricascarci di nuovo, combattendo ancora e ancora per la loro libertà. Possiamo vedere come venire reinseriti nella società con una fedina penale sporca e una storia di tossicodipendenza alle spalle sia un incubo burocratico, che li riporta nella loro malattia giusto quando pensavano di esserne usciti del tutto. Li vediamo combattere contro quello stesso governo che avrebbe dovuto aiutarli. Guardiamo tre persone che pensavano di star vivendo il sogno americano ma che rimangono senza niente, nemmeno la loro stessa vita.

Life of crime 1984-2020 è in realtà la somma di due documentari precedenti di Alpert, “A Year in a Life of Crime” (1989) e “Life of Crime 2” (1998), a cui ha semplicemente aggiunto il finale che la vita stessa ha portato ai nostri protagonisti. Le immagini sono crude, a tratti disturbanti, non una visione per i deboli di cuore decisamente. Vediamo come Alpert ha instaurato con Rob, Freddie e Deliris un legame di amicizia, e racconta la loro storia in maniera totalmente priva di giudizio, e alla fine vediamo come voglia solo che i suoi amici stiano meglio. La storia è raccontata come se stessimo guardando dei vecchi filmini di famiglia che ritraggono i nostri amici persi da tempo. Non li giudichiamo, ci dispiacciamo per loro, vogliamo che stiano meglio, vorremmo che ci fosse qualcosa che possiamo fare per aiutarli, e, in fine, rimaniamo senza nulla da fare se non prendercela con quello stesso governo che ha causato la loro sparizione e che avrebbe dovuto salvarli allo stesso tempo. Il documentario ci fa capire quanto sia difficile uscire da queste situazioni, e quanto fragile e precaria sia la vita di queste persone, come un piccolo inconveniente possa significare buttare via anni e anni passati a cercare di migliorare.

Alpert racconta la storia di Rob, Freddie e Deliris in modo neutrale, chiedendo allo spettatore di confrontarsi con la realtà della guerra alle droghe americana. Il documentarista vuole che il pubblico tragga le sue conclusioni, anche se sa già quali saranno: saremo tristi e arrabbiati e ci sentiremo di non poter fare nulla mentre queste persone si rovinano la vita perché chi dovrebbe soccorrerli è il loro stesso carnefice. Veniamo posti davanti alle avversità che condurre una vita come la loro racchiude, infuriati nei confronti di coloro che avrebbero dovuto aiutarli ma che sono gli stessi che li hanno abbandonati quando più ne avevano bisogno. Life of crime 1984-2020 è veramente un documentario crudo che ci apre gli occhi e che non lascia scampo allo spettatore se non confrontarsi con la realtà dei fatti.

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